Ha fatto notizia in questi giorni il furto alla Fattoria dei 40 olivi che avevamo piantato nelle due giorante di volontariato di Novembre. Peccato che non facciano altrettanto notizia le giornate che diversi gruppi di persone dedicano alla vita del bene confiscato. Peccato, perchè se dessimo più spazio alla cultura della legalità che a quella dell’illegalità, anche sui mezzi di informzione, forse potrebbero diffondersi meglio alcuni valori positivi, perchè l’esempio insegna, nel bene e nel male.
Questa amarezza si aggiunge a quella del furto. Non certo per il valore economico degli ulivi, che si aggira intorno ai 250 euro, ma per il suo significato rispetto alla cultura in cui viviamo.
Sul terreno del bene confiscato, al momento del sequestro da parte delle forze dell’ordine, c’erano diverse decine di olivi, adulti questi, di un valore molto maggiore delle esili piantine messe a dimora a novembre. Qugli olivi sono stati rubati mentre il bene era sotto confisca. E non li ha rubati il clan criminale che abitava la casa, ma qualcuno sul territorio. Non un’organizzazione a delinquere di stampo mafioso, ma qualcuno che vive nelle comunità attorno al bene.
Quel furto, anni fa, era un monito per tutti noi. Le mafie nascono dove le difese del territorio sono deboli. La grande criminalità prospera e si radica dove sono deboli i valori del vivere civile e il rispetto per il bene comune e per la comunità. Chissà quante persone sanno chi rubò quegli olivi, ma nessuno ha denunciato nessuno, e questa, purtroppo, si chiama omertà, la stessa che ha reso grandi e potenti le mafie nel mondo.
Per questo a novembre abbiamo deciso di ripiantare quegli olivi, per dare un segnale: che dove serpeggia la cultura del sopruso, l’antimafia sociale propone una controcultura della responsabilità e dell’impegno, e deve farlo “colpo su colpo”.
Ora, il fatto che anche queste giovani piantine siano state rubate ci pone di fronte ad riflessioni inquietanti. E non perchè possa trattarsi di un atto intimidatorio, cosa che tendiamo ad escludere, ma perchè ci ribadisce che questo territorio sta perdendo la sua identità morale, vede indebolire le sue difese immunitarie e corre quindi un grosso rischio. Anche questa volta pare che nessuno abbia visto nulla e che nessuno immagini chi possa essere stato. Sarà, ancora una volta, un fatto “normale”, dimenticato tra pochi giorni, e altre saranno le notizie del momento: un nuovo bar confiscato alle mafie a Gabicce, o una rapina, un fatto di sangue… insomma, il quotidiano sopruso, la cultura del forte che schiaccia il debole, del più furbo che se la cava sempre, del potente che abusa del suo potere…
Nel frattempo qualche ragazzo dedicherà il suo tempo libero a piantare alla Fattoria altri 40 olivi, colpo su colpo, esempio contro esempio, affinchè un giorno si possano raccogliere i frutti.